Ilgoverno rafforza l’obbligo dei piani di parità nello sport
L’estate è sempre un periodo intenso e attivo nel mondo dello sport, i tifosi possono assistere a importanti competizioni e le organizzazioni sportive programmano al meglio il nuovo inizio di stagione.
Il legislatore ha voluto indossare la maglia tecnica, per non rimanere indietro e partecipare a questo scenario di nuove finalità.
In questo caso, lo scopo non potrebbe essere definito “nuovo”, ma piuttosto un’insistenza su “un’azione normativa volta a combattere tutte le residue manifestazioni di discriminazione diretta o indiretta basata sul sesso e a promuovere un’effettiva parità tra donne e uomini, con la rimozione degli ostacoli e degli stereotipi sociali che ne impediscono il raggiungimento”, il tutto attraverso la legge organica sulla rappresentanza paritaria e la presenza equilibrata di donne e uomini approvata in agosto.
Gli effetti della suddetta legge si sono irradiati verso il nostro ormai veterano e convalescente regio decreto che regola il rapporto di lavoro speciale degli sportivi professionisti, evidenziando ancora una volta la necessità di aggiornarlo per un settore, quello dello sport, che oggi ha poco a che fare con il 1985, quando la suddetta legge ebbe il via libera.
In particolare, sono state introdotte le seguenti modifiche in relazione alla gravidanza, all’equilibrio tra lavoro e vita privata e alla partecipazione delle atlete agli allenamenti:
Viene introdotto il seguente emendamento relativo alla gravidanza:
“In caso di gravidanza o di adozione, in quest’ultimo caso avendo approvato la delibera e il certificato di idoneità, gli sportivi professionisti hanno il diritto di prolungare il contratto per un anno, prolungandolo automaticamente nell’ultimo anno di contratto. Gli sportivi professionisti possono recedere dal rinnovo del contratto.
In relazione all’equilibrio tra lavoro e vita privata, si incoraggia l’adattamento della giornata lavorativa in modo da non interrompere l’attività sportiva:
“Gli sportivi professionisti godono dei diritti di conciliazione, compresi i congedi previsti dalla legge, fatto salvo l’adattamento alla specificità della loro professione, in modo da facilitare la continuità nella disciplina della squadra, compresa la fase della gravidanza nel caso delle sportive, e da rendere l’allenamento compatibile con la cura dei figli, compresi i viaggi”.
Gli sportivi professionisti hanno diritto ai permessi previsti dalla legge e dai contratti collettivi per partecipare a visite mediche o eventi scolastici per i loro figli”.
Infine, si incoraggia la partecipazione delle lavoratrici alle dinamiche di formazione durante la gravidanza e dopo il parto:
“Le società sportive devono consentire alla lavoratrice di rimanere negli aspetti della dinamica di squadra a cui desidera partecipare, sia durante la gravidanza che dopo il parto, purché si tratti di una decisione volontaria e a meno che non costituisca un rischio durante la gravidanza o l’allattamento”.
Infine, viene rafforzato l’obbligo di attuare piani di parità, già obbligatorio nelle organizzazioni con più di cinquanta lavoratori, anche se in questo caso e a scanso di equivoci, è incorporato nel regio decreto che regola i rapporti di lavoro degli sportivi professionisti “le società del settore delle attività sportive professionistiche che sono obbligate per legge a farlo devono elaborare e applicare un piano di parità”.
Non va dimenticato che l’Ispettorato del lavoro sta attualmente svolgendo un’ispezione approfondita di diversi organismi legati al calcio, sia nelle federazioni calcistiche che nelle società calcistiche, avendo già emesso diversi rapporti di infrazione in vari casi.
Vale la pena ricordare che la mancanza di piani di parità è un reato grave o gravissimo nel campo dei rapporti di lavoro, con sanzioni che vanno da 626 euro a 7.500 euro, fino a 225.018 euro nei casi più gravi.
Per ulteriori informazioni sulla questione sollevata, si prega di contattare Diego García Diego