La Convenzione del 5 ottobre 1961, adottata all’Aia, nei Paesi Bassi, che abolisce l’obbligo di legalizzazione per i documenti pubblici stranieri, nota anche come Convenzione Apostille o Convenzione dell’Aia (la“Convenzione“), è un trattato internazionale che facilita l’uso e il riconoscimento dei documenti pubblici all’estero. Lo scopo della Convenzione è quello di abolire il tradizionale requisito della legalizzazione dei documenti pubblici stranieri e di sostituire tale processo con il rilascio di un unico certificato noto come “Apostille” da parte di un’autorità competente nel luogo in cui il documento è stato rilasciato. In questo modo, l’autenticità e la validità dell’atto pubblico all’estero vengono accreditate attraverso un’unica procedura, rendendo la procedura più rapida, efficiente ed economica.
L “articolo 1 della Convenzione indica quali sono i documenti da considerare come atti pubblici e ai quali si applica l” Apostille, stabilendo che gli atti notarili sono considerati atti pubblici ai sensi della presente Convenzione (…).
L’articolo 2 della Convenzione stabilisce che“ogni Stato contraente esonera dalla legalizzazione i documenti ai quali si applica la presente Convenzione e che devono essere prodotti sul suo territorio“.
La Convenzione ha più di 125 parti contraenti, tra cui il Cile, il che la rende uno dei trattati multilaterali più applicati nel campo della cooperazione giuridica internazionale.
La Convenzione è entrata in vigore in Cile il 30 agosto 2016 ed è stata attuata con la Legge 20.711 (la“Legge”). A questo proposito, la suddetta legge ha introdotto alcune modifiche al Codice di procedura civile, tra cui:
– Aggiunta dell’articolo 345a, che recita letteralmente:
“Articolo 345 bis.- Gli strumenti pubblici eseguiti in uno Stato parte della Convenzione dell’Aia che abolisce l’obbligo di legalizzazione degli atti pubblici stranieri non sono soggetti alla procedura di legalizzazione se sono stati apostillati dall’autorità designata dallo Stato da cui lo strumento proviene”.
– Aggiunta del seguente paragrafo all’articolo 420 del Codice organico dei tribunali:
“Fatto salvo quanto sopra, gli atti pubblici autenticati con il sistema dell’apostilla, come previsto dall’articolo 345 bis del Codice di procedura civile, non necessitano di autenticazione notarile per avere valore di atto pubblico. L’apostilla non richiede alcun tipo di certificazione per essere considerata autentica”.
È accaduto che il Registro Commerciale del Registro Immobiliare di Santiago abbia scelto di rifiutare la registrazione di un atto pubblico di modifica di una società concesso, in questo caso, in Spagna, paese anch’esso membro della Convenzione, e debitamente apostillato. La base per rifiutare la registrazione è quella del Regolamento del Registro di Commercio, che, va notato, risale al 1886, il cui articolo 19 fa riferimento agli articoli 63 e 64 del Regolamento del Registro dei Beni Immobili del 1857. Ignorando il contenuto e la portata della Convenzione e della legge emanata in occasione della sua ratifica ed entrata in vigore in Cile.
Premesso quanto sopra, riteniamo che il Registro Commerciale del Registro Immobiliare di Santiago non stia applicando correttamente le norme della Convenzione e quelle contenute nella Legge, situazione che dovrebbe essere risolta definitivamente dal legislatore o dall’autorità governativa competente. Negli esercizi giudiziari, con i quali si chiede ai tribunali ordinari di pronunciarsi – per un caso particolare su questa situazione – le risoluzioni ottenute si limitano a chiedere al CBR di pronunciarsi e al CBR di rispondere con le sue argomentazioni basate su norme ottocentesche, che dovrebbero intendersi abrogate.
La Convenzione è chiara nello stabilire la responsabilità e l’obbligo dello Stato firmatario di esentare dalla legalizzazione consolare i documenti che soddisfano i requisiti dell’Apostille e anche la legislazione nazionale cilena riconosce che gli strumenti pubblici, che includono chiaramente gli atti pubblici (articolo 403 del Codice organico dei tribunali), richiederanno l’Apostille solo per avere il valore di uno strumento pubblico.
Inoltre, applicando le fonti del diritto e il principio della gerarchia delle norme, è la Convenzione dell’Aia che abolisce la vecchia procedura di legalizzazione degli atti pubblici, nonché la Legge 20.711, che la attua nel nostro Paese, a dover prevalere sui Regolamenti del Registro di Commercio e del Registro Immobiliare.
Tuttavia, riteniamo che il Conservatore dei Registri Immobiliari di Santiago debba essere rispettosamente invitato a riconsiderare la sua interpretazione, dato che, in pratica, sembra ignorare i precetti stabiliti in un trattato internazionale debitamente ratificato dal Cile, e confidiamo che possa rispondere alle esigenze dei tempi attuali.
Per ulteriori informazioni si prega di contattare Ainhoa Yeregui